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Egitto Napoli. Dall'Oriente al Museo Nazionale di Napoli

 Egitto Napoli. Dall'Oriente al Museo Nazionale di Napoli

Il museo archeologico di Napoli si arricchisce dal 29 giugno di una sala in cui sono esposte reperti di diverse culture e religioni nell'antica Campania romana.

La globalizzazione non è certo una prerogativa di questa epoca, già i romani del III secolo avanti Cristo ne sperimentavano le sfumature. A raccontarlo è Valeria Sanpaolo che al Museo Archeologico di Napoli ha curato un allestimento permamente, aperto dal 29 giugno: Egitto Napoli. Dall'Oriente. Al secondo piano, con pieno orgoglio del direttore Paolo Giulierini, una sala viene dedicata ad una serie di reperti, finora nei depositi, che raccontano la presenza di altre religioni e culture nelle città campane. Una prima tappa che porterà a un atteso evento, il prossimo 8 ottobre: la riapertura della Collezione Egizia e della sezione epigrafica che non hanno eguali nel mondo.

Densa di elementi, la sala propone variopinti oggetti che rimandano a contatti e legami del mondo romano con altre culti e culture, a partire da Iside. Divinità seguita nel mondo romano, come ben attesta a Pompei con un tempio a lei dedicato ed il recente itinerario egizio che viene proposto negli scavi, qui ha diverse altre e interessanti testimonianze. "Con te, per te che sei insieme una e tutto, dea Iside", così cita la dedica scolpita su pietra del senatore Arrius Balbinus a Capua, nel terzo secolo. O anche gli splendidi affreschi di Ercolano che rimandano a questo culto, posti accanto alla nicchia dedicata a Iside provenienti dalla praedia di Giulia Felice, completata sul fondo da una copia del Piranesi che la ritrae insieme con Anubi.

La presenza dell'Egitto è segnalata anche dall'esposizione delle due coppe alessandrine di ossidiana (I secolo avanti Cristo), ritrovate nella Villa San Marco dell’antica Stabiae, skyphos di rara bellezza. Così come gli oggetti che raccontano il culto di CIbele e di Attis. Zeus Ammone, il dio degli dei, si intreccia con il dio adorato a Tebe, e lo ritroviamo così in un'erma di Ercolano e in un clipeo di Pompei. Non poteva mancare poi il bassorilievo con il dio Mitra, proveniente da Capri, la figura del dio sul toro insieme al cane e al serpente, nella sua tipica e unica iconografia. Molto indicativa è poi la presenza di gemme gnostiche, con su incisi i tratti di divinità egiziane da Osiride a Bes, come talismani e portafortuna.

Alcuni reperti poi ci raccontano un evento unico della storia di Puteoli. Nella città-porto appendice di Roma, e solo qui, si attesta la permanenza di Nebetei. Erano commercianti della Giordania che curavano il trasporto di merci preziose per i romani e che in questo caso hanno, nell'antica Pozzuoli anche costruito un tempio, ora sotto l'acqua per effetto del bradisismo. Nel museo sono esposti alcuni sostegni provenienti dal loro tempio, con la scritta "dusari sacrum", in onore del loro dio e con dei caratteristici fori dentro cui vengono inseriti dei pezzi di pietra che rappresenterebbero la divinità stessa. Ci sono anche delle iscrizioni, tra cui una che racconta del dono di due cammelli (non si sa reali o in statua).

Tra le meraviglie esposte, ci sono anche delle iscrizioni funebri di ebrei. Si riconoscono dal segno del candelabro, dalla struttura che contiene le leggi. Accanto all'utilizzo dell'ebraico c'è anche l'uso del latino, segno di integrazione tra le culture. Di particolare importanza l'iscrizione ritrovata a Brusciano, in cui viene associato al nome di un certo Abba Maris, la parola "rebbe" (maestro), utilizzata per la prima volta.